La radioestesia, o radiestesia, è una pratica che consiste nel tentare di localizzare oggetti nascosti o informazioni sconosciute
servendosi di uno strumento inerte, solitamente una verga a forma di “Y” o un pendolo; chi utilizza questa tecnica viene chiamato radioestesista.
La radioestesia ha origini antiche ed è ancora praticata, nonostante i metodi scientifici ne abbiano mostrato la completa inefficacia.
Il metodo più conosciuto, anche al di fuori degli ambiti specialistici, consiste nel tentativo di localizzare acqua o filoni di minerali
effettuato sul posto dove se ne suppone la presenza; questo metodo è chiamato ancora oggi rabdomanzia.
Lo studio della radioestesia fa oggi parte del campo di ricerche sul spirituale. Il termine radioestesia deriva dal latino radius,
nel senso “raggio, radiazione”, e dal greco âisthēsis che significa “percezione”; va dunque intesa come “percezione di radiazioni”.
Il termine rabdomanzia deriva dal greco rábdos che significa “bacchetta” e mantéia che significa “divinazione”
nel significato più esteso di “ricerca di informazioni mediante pratiche religiose”. L’uso della bacchetta ha attraversato in varie forme i millenni.
In origine aveva finalità divinatorie e probabilmente veniva usata per determinare il volere degli dei, predire il futuro o istituire la colpevolezza del condannato in un processo.
La radioestesia come praticata oggi si fa risalire alla Germania del XV secolo quando era usata per trovare metalli.
La tecnica si diffuse in Inghilterra grazie ai minatori tedeschi. Nel Medioevo coloro che usavano la bacchetta rischiarono di venire perseguitati,
in quanto sospettati di tenere contatti con il demonio. Nel 1662 l’uso delle bacchette venne dichiarato mera “superstizione” o finanche “satanico” dai Gesuiti.
Tuttavia Gaspar Schott (scienziato tedesco del 1600) sostenne che non era così sicuro che a muovere la bacchetta fosse sempre il demonio.
Nel 1701 l’inquisizione proibì l’uso della bacchetta nei processi. Nel XIX secolo fu introdotta la parola rabdomanzia per definire l’uso
della bacchetta biforcuta per la ricerca dell’acqua o di filoni di minerali nel sottosuolo.
I sostenitori della radioestesia ritengono di poter individuare la presenza dell’oggetto cercato, grazie sia al contributo di poteri extra sensoriali
sia all’emissione di energie da parte dell’oggetto captabili attraverso la bacchetta oppure tramite l’effetto di “risonanza” analogo alla vibrazione dei suoni.
Gli strumenti normalmente utilizzati per la radioestesia sono la bacchetta e il pendolo. Esistono anche altri strumenti utilizzati da una minoranza di radioestesisti.
La bacchetta classica è solitamente costruita con un materiale legnoso o ferroso, caratterizzato da una estremità biforcuta a forma di ipsilon;
un’altra forma classica è quella a bastoncino. Accanto alle forme classiche, oggi esistono anche bacchette simili ad antenne.








